Theotokos
Così: “Madre di Dio”, chiamarono per la prima volta Maria a Efeso nel 431. L’accordo su quel titolo paradossale fu accolto da un’esplosione di festa, soprattutto dalle donne di quell’importante città di mare.
Gli eventi della storia hanno sempre molto da insegnare. Quattrocento anni dopo Gesù, la comunità dei discepoli ormai riconosciuta in tutto il mondo non aveva ancora trovato le parole giuste per chiarire ogni ambiguità a proposito di chi fosse veramente l’iniziatore del cristianesimo. Mancava chiarezza e non c’era pace. Le parole precise furono trovate vent’anni dopo ma il passo decisivo fu compiuto quando si partì dalla madre. La maternità divenne la chiave per entrare nel mistero dell’uomo di Nazareth.
La gente di allora si sentiva intimamente toccata dalle discussioni religiose perché vi leggeva la chiave interpretativa dell’esperienza umana. In tempi di confusione e di perdita di passione è necessaria un’operazione simile: ritrovare il legame madre e bambino come il legame di tutti i legami, come la relazione attraverso il quale si diventa umani.
Si nasce nel vortice di un urlo: il pianto del bambino, il travaglio della madre. Il bambino da subito cerca l’attaccamento alla mamma, dalla quale è stato separato da un taglio traumatico e doloroso. La donna che diventa madre, attraverso tutti i suoi comportamenti, si costituisce come principio di vita per il figlio. Da subito, attraverso il cibo.
La prima intensa esperienza della madre è, infatti, legata alla nutrizione. Per il neonato quello del cibo è un bisogno assoluto e totale, è una domanda nuda e cruda. Tanto sono acuti e violenti gli strilli e gli strepiti del bimbo che ha fame, tanto quieta e serena è la scena del bambino dopo la sua poppata. Non è però solo il seno della madre (o ciò che lo sostituisce) a rappresentare l'intima soddisfazione del bambino. Nei gesti e nei riti della nutrizione avviene ben altro: il bambino chiama, la madre risponde. Il bambino urla la sua fame, la mamma accorre alla sua domanda e la soddisfa. La mamma si avvicina con il suo volto, lo stringe tra le sue braccia, gli offre il calore del suo corpo, lo avvolge del suo affetto. Il bambino la riconosce e si sente rassicurato e contenuto. Man mano il volto della mamma, la sua presenza, le sue attenzioni, diventano nel piccolo la rappresentazione anticipata della soddisfazione del suo bisogno, quindi l'immagine del godimento e del piacere. Il bambino impara ad apprezzare non solo il cibo, ma più ancora l'affetto e la tenerezza di chi glielo assicura. Gradualmente, alla manifestazione corporea e fisiologica di un bisogno, si accompagna (fino anche a sostituirla) una vera e propria esperienza psichica e spirituale: una domanda d’amore, tanto è evidente il legame tra la soddisfazione ottenuta dal cibo e la persona (il volto) che rende possibile quella soddisfazione.
La ricerca della mamma esprime un’esigenza primaria e vitale: quella di essere riconosciuti come persone uniche, desiderose di una comunicazione individuale e totale, e rassicurate in un bisogno che non è solo di bocca, di organi, di mani, ma il desiderio intimo e spirituale che solo la mamma inizialmente può dare.
La mamma non dispensa però soltanto il cibo. Fin dall’inizio è prodiga di parole. Sono parole che il bambino non può comprendere. Esse servono più alla madre per dare significato e senso all’esperienza “indicibile” e “sor-prendente” (perché non immediata, non semplicemente naturale), che da donna l’ha fatta nascere a madre. In quelle parole s’inserisce precocemente anche il bambino, dapprima con la lallazione, dove impara a godere e a giocare con il suono di “parole”. I significati non sono ancora espliciti: le parole inizialmente sono solo l’eco della comunicazione materna. La lallazione rappresenta la dimensione affettiva della parola, che nel linguaggio umano è indisgiungibile dal suo valore cognitivo. Ogni parola detta tra umani, insieme al contenuto che trasmette, indica e stabilisce sempre una certa tonalità affettiva: amorevole od ostile, tenera o autoritaria, premurosa o scostante. Gradualmente il bambino diventerà capace di parlare e così (solo così) entrerà visibilmente in un nuovo ordine: la nascita dell’umano. Le prime parole saranno accolte con una grande festa familiare, come il coronamento di una lunga fatica, sempre accompagnata dall’apprensione per i suoi esiti incerti. Un turbamento nell’attaccamento si tradurrebbe in un difetto della parola. Dalla base sicura dell’attaccamento materno si sviluppa la capacità del bambino di entrare nel mondo. Nasce così il linguaggio, prima delle parole che s’imparano da tutti, prima della grammatica che il bambino apprenderà a scuola.
Il ritrovamento della generazione è la strada per ritrovare l’umano. Nella maternità c’è un segreto che le donne conoscono e gli uomini devono imparare. C’è un mistero della vita che conosce esclusivamente la donna. L’uomo lo può sapere solo ascoltandolo dal loro racconto.
Nel corpo sessuato, iscritto nell’identificazione personale dell’”uomo” come maschile e femminile, la relazione madre e bambino è costitutiva.
Secondo la sapienza antica (Gen. 1-3) quando l’uomo e la donna non s’intendono più, è tutta la natura che è colpita, vanno male anche le coltivazioni. Quando donna e uomo non sono più insieme e in parità al timone della storia, non c’è argine alla distruzione delle guerre. Se s’incrina l’intesa, è un attimo passare dalla forza alla prepotenza, dal desiderio alla seduzione, dalla seduzione al dominio. Il rapporto uomo e donna decide il mondo. Ciò che avviene in quella relazione segna il destino dei popoli e dei paesaggi naturali.
Viceversa, frequentando la donna s’imparerà inimicizia tra il corpo sessuato e il delirio d’onnipotenza (il serpente in Gen. 3,15).
La pace e la nonviolenza, nell’augurio di questo primo gennaio 2017, hanno il loro fondamento nell’alleanza generativa della donna e dell’uomo.
Un modo per riconoscere la relazione madre e bambino come origine e e senso dell'umano, come "profumo" della vita è la nuova linea cosmetica avviata nel laboratorio di Cso Allamano 141 Grugliasco, sede della comunità "Mamma e Bambino".
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E' la dedizione della mamma che profuma il suo bambino, lo friziona di creme unguenti. Deterge e cosparge di aromi ogni momento il suo piccolo corpo.