Pace nell'inquietudine
Celebriamo la Solennità dei santi in un clima umano e sociale di grande preoccupazione.
A questa tristezza aggiungiamo anche quella del ricordo dei nostri cari e quindi, il pensiero della nostra morte.
«Che senso ha vivere? che senso ha morire? Che ne sarà di me, che ne sarà del mondo? Cosa nasconde il volto oscuro della morte? Perché, nonostante la morte, il mio bisogno assoluto di vita e di senso? Che cosa ha veramente valore, di tutto ciò che faccio, di ciò che desidero, di ciò che sogno?
Sono queste le domande che la morte, guardata in faccia, senza paura, pone inevitabilmente. Soprattutto la morte degli altri, dei nostri cari, perché la nostra morte, noi, non possiamo percepirla: la percepiamo solo nella perdita dei nostri affetti, nella mancanza dei nostri cari.
La fede non ci dà facili risposte, di fronte a queste grandi domande. L’atteggiamento credente, piuttosto, permette di chiederci, senza scappatoie: « Io che cosa cerco nella vita? Come voglio vivere questi miei pochi giorni? ». E nella fede la risposta è contenuta in una semplice regola, che possiamo riassumere così: non fare mai nulla, non pensare mai nulla di fronte a cui io non possa dire « sono contento di vivere e di morire per questa cosa”… sento di poter dare lietamente vita e morte! ».
È l’atteggiamento, in fondo, delle beatitudini. Vivere nello spirito della beatitudine significa affrontare la vita “lietamente”. La fede propone proprio alla nostra inquietudine, alle nostre incertezze, una certezza assoluta: Dio, che pure faccio fatica a credere, che a volte cerco o che più spesso dimentico, o addirittura tradisco, è l’unico possibile senso della mia vita, l’unico bene per il quale abbia valore il vivere!
I santi sono quei testimoni luminosi che hanno trovato il mistero di luce, che noi intravediamo appena confusamente. Come ha affermato la seconda lettura, i santi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione, vale a dire, hanno preso sul serio la vita, hanno attraversato la prova nel proseguire il cammino, a volte anche le persecuzioni.
Questa fede del cielo, che noi non abbiamo modo per rappresentarci, che non potremmo neanche immaginarci viene rappresentata come una grande liturgia di canti, di colori e di festa. E’ quello che dobbiamo sempre vivere noi, nelle nostre celebrazioni.