Vivere o morire
Il battesimo di Gesù dà l’inizio della sua vita pubblica. La scena evangelica presenta un’anticipazione di tutto il Vangelo. Collegare, in qualche modo, l’evento del Natale con il culmine della vita di Gesù: la sua morte e la sua resurrezione.
Di questa scena due sono gli elementi essenziali.
Il primo è Giovanni il Battista e la lunga fila di persone che vogliono il suo battesimo (immersione): riconoscono il proprio peccato, s’impegnano a cambiare vita. In questa fila c’è anche Gesù. Giovanni ne rimane stupito: «Tu vieni a farti battezzare? Sono Io che ho bisogno di essere battezzato da te! ». Ma Gesù insiste: «Lascia fare ».
Gesù in fila con i peccatori. Come a Natale, si è fatto in tutto uguale agli altri, così in quella scena si umilia; e per condividere fino in fondo la vita umana.
Il secondo elemento, in questa scena di umiliazione, è la voce dal cielo che annuncia: « Questi è il mio figlio prediletto ». La pienezza della Rivelazione avviene nell’umiliazione. Si stabilisce così un legame essenziale tra l’essere umili e l’essere chiamati da Dio.
Questa scena si ripete in termini più forti al Calvario, dove Gesù è in mezzo a due ladroni. Anche quella scena è una rivelazione per bocca di un soldato romano: « Costui era veramente il Figlio di Dio ».
Il modo con cui Dio si è fatto uomo in Gesù, dall’inizio alla fine della sua vita, dalla mangiatoia di Betlemme fino al Golgota, sulla croce, si può indicare così: il cammino dall’umiliazione alla glorificazione.
La gloria di Gesù diventerà chiara proprio quando è al massimo della sua umiliazione: l’ora della vergogna è l’ora della gloria.
Dall’umiliazione alla gloria è il percorso opposto di Adamo, che dall’arroganza e dalla superbia conduce alla morte.
Farsi battezzare, vivere il Battesimo, è seguire la strada di Gesù.
Che cos’è precisamente umiliazione secondo il Vangelo?
Non è altra cosa dall’amore: quando una persona ama, e ama disinteressatamente non può che intraprendere la strada percorsa da Gesù. Amare significa questo: rinunciare a me stesso, umiliare il proprio Io perché trovi spazio la persona amata.
In ogni svolta della vita, come in ogni momento della giornata, siamo sempre posti davanti a una scelta: «Amare me stesso o amare i fratelli ». Non possiamo stare in mezzo. Sono le due alternative illustrate da S. Agostino: amare noi stessi fino al disprezzo di Dio o amare Dio e i fratelli fino al disprezzo del nostro Io.
È altrettanto facile constatare che quando scegliamo le pretese dell’Io non c’è vita, non c’è gioia. Lo ricordavano bene gli apostoli, riportando in sintesi l’insegnamento di Gesù: « C’è più gioia nel dare che nel ricevere ». Questa è la regola della vita.
Rivivere il Battesimo da persone adulte, da persone consapevoli di quello che fanno, di ciò che dicono, vuol proprio dire rinunciare a noi stessi e credere nel Signore che ci rende capaci di questa rinuncia e ci motiva ad andare verso gli altri. Solo quella strada conduce a Dio.
L’Eucaristia è il memoriale della morte in croce del Signore. In quella morte, Dio ha talmente amato il mondo da donare suo Figlio. Quella morte è l’origine della vita, l’unico suo senso.
Consultate il nuovo sito sull'agricura
Agricura®