Non smettere di amare.
Gli conducono una donna sorpresa in adulterio, la pongono nel mezzo, come oggetto di accusa verso Gesù. Vogliono il suo parere perché sia chiaro se il maestro è coerente o no con la fede dei padri, se è fedele alla Legge o amico complice dei peccatori. Gesù accetta la sfida e il resoconto preciso di ogni più piccolo gesto e di ogni parola testimonia la potenza della fede di Gesù. Alla donna nessuno chiede nulla, nessuno le parla. È accerchiata ed esposta alla pubblica vergogna. Gesù le si pone davanti, chinato a terra. Crea immediatamente un silenzio di riflessione, opera un distacco dalla impulsività delle opinioni. Prima della Legge ci sono le persone, come l’uomo viene prima del sabato. Ogni persona è sempre immagine di Dio. Lo dice l’atteggiamento di Gesù chino davanti alla donna. Prima di giudicare occorre creare un vuoto interiore, che liberi dalle opinioni e dalle ideologie. Scrive per terra, a più riprese per riattualizzare ciò che quegli uomini della Legge sapevano bene. La tavola della dieci parola è stata scritta “dal dito di Dio” (Es 31,18). Gesù è il nuovo Mosè, il maestro affidabile che trasmette la Parola come Dio la comunica. Gesù conferma la legge e la applica nella sua completezza. A quegli uomini fa capire che nel pensiero di Dio (e secondo la ragione) ci sono tre tipi di peccati: quelli manifesti, quelli nascosti, quelli intensamente pensati e voluti ma non realizzati. Si può rubare venendo sorpresi, oppure passando inosservati. Si può volere e cercare di rubare ma non riuscire. I tre peccati si equivalgono. È ipocrisia considerare peccato solo quello manifesto. Peccato non è senso di colpa per la vergogna di aver perso la reputazione. Peccato è male. Gesù non scusa certo quella donna. Anche per il maestro l’adulterio è un attentato all’alleanza con Dio. L’uomo e la donna che sono insieme e generano un figlio partecipano della missione di Dio creatore. Sul matrimonio Gesù è ancora più severo degli scribi e farisei: non ammette deroghe. Se si sentono innocenti inizino pure a scagliare la pietra. L’unico autorizzato avrebbe potuto essere Gesù ma lui non lo fa. Quando la legge umana è infranta, la legge di Dio è la misericordia.
Quegli uomini furono onesti e se ne andarono. Uno per uno, cominciando dai più anziani, perché la forza del peccato e la debolezza umana aumentano con l’età. Rimangono solo la donna e Gesù: la miseria e la misericordia (S. Agostino). Ora è finito il silenzio. Gesù si rivolge alla donna, chiamandola con il nome che riserva a sua madre, per dirle tutta la dignità che conserva, pur nel suo errore. Nessuna ammonimento morale. Basta l’assicurazione che l’immagine di Dio in ogni persona è più grande del peccato, perché Dio ci ama anche quando siamo cattivi. È questo amore che ci salva e ci solleva, non l’energia del rimprovero. Noi siamo talmente miseri da non riuscire a sopportare i rimproveri. Li viviamo sempre come condanna, cioè come privazione d’amore. Gesù non condanna. Non è venuto a giudicare ma a salvare. Solo l’amore salva. Per non peccare più è essenziale sentirsi amati.
C’è un’unica regola che ci serve: non smettere mai di amare. Questa legge accumuna l’adultera e i suoi accusatori. Accomuna anche tutti noi.