Domenica, festa nuziale


La famiglia centrata in Cristo sperimenta il volto buono dell’amore nella sua realizzazione più pura che è l’Eucaristia (domenicale), in cui il Signore offre non solo lo Spirito ma il suo stesso corpo: il dono, consapevole e libero, della vita.
Si può anche dire (in senso metaforico e secondo il linguaggio catechistico) che la Cena Eucaristica è un Mistero Nuziale, perché Cristo si dona come Sposo alla sposa-comunità, per diventare una sola carne con Lei e renderla madre feconda, così da diventare famiglia dei figli di Dio. Ciò che è avvenuto sulla croce è l’icona dell’amore appassionato e fedele: Amore donato, totalmente e gratuitamente.
Solo un cristianesimo gioioso e amante della vita può riproporre il volto luminoso della Trascendenza. Il piacere della vita è espresso in pienezza nella festa e l’espressione massima della festa per i cristiani è la domenica, il cui centro è la celebrazione eucaristica.
L’abbandono della pratica domenicale è la più grave sconfitta dell’educazione cristiana.
La festa domenicale va, quindi, ripensata perché ritrovi il suo significato antico e irrinunciabile nella nuova condizione di vita postmoderna. La rigenerazione della festa cristiana richiede alla comunità un ingente investimento umano, oltre che di risveglio religioso e di annuncio catechistico, per la cura meticolosa della ritualità eucaristica in tutti i suoi elementi: il canto, la lettura, la precisione liturgica, la preparazione degli spazi, l’attenzione ai segni, l’equilibrio della regia. L’assemblea domenicale deve essere presentata, curata e vissuta come un evento intergenerazionale (bambini, adolescenti, adulti, anziani).
Nel mistero nuziale dell'eucaristia la metafora di Cristo chiama gli sposi a diventare un’esperienza di dono: “Ti amo e mi faccio dono a te; una sola è la vita, una sola la storia d’amore”. Il modello non è più la mancanza ma l’esuberanza, la prestazione ma l’amore, non la sensazione momentanea ma l’eternità, non la libido ma il dono totale. Figura di questo amore è il Mistero della croce, immagine e storia di ogni atto d’amore perfetto (solo a prezzo di sacrificio e di rinuncia la sessualità diventa trasparente all’amore. Di per sé il piacere è autocentrato).
L’esempio è Cristo, che è apparso come l’uomo riuscito tuttavia non è stato umanamente sposo; è venuto a “insegnare a vivere in questo mondo” (Tit. 2, 12) ma non ha avuto famiglia e ha chiesto ai suoi primi collaboratori di rinunciare alla famiglia, prevedendo che anche altri e altre avrebbero fatto altrettanto. Eppure stimava tanto la famiglia umana e insegnava a chiamare Dio papà.
Oggi, domenica 8 nov. non c'è la formazione sulla spiritualità agricola. Saremo avvisati quando riprenderà

 




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