Abbiamo bisogno di speranza
I dati del rapporto Censis 2018 appena pubblicati parlano di un 'Italia sempre più disgregata, impaurita, incattivita, impoverita. Il nostro sembra percepirsi come un paese in declino, in cerca di sicurezze che non trova. Si tenta la fortuna, non la speranza. Un terzo della popolazione giovanile ritiene che la popolarità sui social network sia la strada giusta (l’unica) per raggiungere la celebrità, l’unico miraggio rimasto.
Il tempo profetico di oggi, i segni dei tempi da cogliere, come in terra straniera fece Baruc, riguardano quindi la speranza. Bisogna organizzare la speranza.
Sono due i modi possibili per rispondere alla sfida depressiva dei nostri giorni: l’indignazione e un sussulto di creatività per immaginare e inventare qualcosa di nuovo. Entrambe le strade sono necessarie, ma sono vie diverse. La prima trova il suo modello, nel percorso biblico dell’avvento, in Giovanni Battista, la seconda è la strada innovativa di Gesù.
Lo stile di vita e il modo di parlare del Battista è molto duro. La sua è una parola forte, tagliente. Il suo modo di vivere è esageratamente povero, provocatorio: porta un vestito di peli di cammello, si ciba di locuste e miele selvatico .
Giovanni vive nel deserto; è la gente che lo va a cercare, quei pochi che ammettono sinceramente la loro colpa e vogliono cambiare vita.
Gesù sarà sempre ammirato da questa figura di maestro: lo chiama «il più grande trai i profeti».
Gesù tuttavia non si comporta come lui. Non va nel deserto a predicare e non si veste di peli di cammello. Ama stare con la gente, percorrere le strade e le piazze, fermarsi a mangiare insieme con coloro che lo invitavano.
La parola di Gesù, eccetto poche occasioni, non è dura come quella di Giovanni.
Quello che Gesù vuole annunciare non è tanto l’ira imminente ma l’amore del Padre: di un padre che va a cercare, e che ama infinitamente i suoi figli, li chiama.
Quando si troverà di fronte all’adultera, Gesù la tratterà con molta delicatezza: «Nessuno ti ha condannata e neanch’io ti condanno. Va’ e d’ora in poi non peccare più ».
Egli parla di misericordia e non di ira e di vendetta.
Perché questo cambiamento? perché Gesù si comporta in maniera tanto diversa?
Si può essere tanto poveri da non sopportare neppure più l’indignazione. L’anima può essersi tanto appesantita ma non riuscire più a risollevarsi sotto il pungolo di parole forti e giusti ma troppo esigenti per chi si è rassegnato al nulla.
Gesù è venuto a offrire un riscatto, a portare un dono, ad annunciare un tempo di Grazia che noi non riusciamo neppure più a immaginare.
Tuttavia per arrivare a Gesù è necessario, dice il Vangelo di oggi, passare attraverso Giovanni, il Battista. Il riscatto è Grazia e ci previene. Per trasformare il mondo (a cominciare dal nostro paese) questo dono però deve moltiplicarsi in una rete di nuovi pensieri, di piccole azioni, di gesti quotidiani, per aprire un varco di creatività e fantasia, proprio come evoca il linguaggio di Baruc, il profeta dell’esilio.
Grazie a quanti hanno contribuito alla bella paella di dieri sera. Soprattutto grazie per l'incoraggiamento e la fiducia