La rivelazione di Dio


Secondo Gesù non basta la giustizia della legge, neppure quando questa è scritta maiuscola, resa, se possibile, ancora più importante di Dio, come tendevano a fare alcuni intransigenti del suo tempo (scribi e farisei).
Il criterio della giustizia regola ogni cosa, anche l’amore (si possono, infatti, amare cose sbagliate o cose giuste ma in modo sbagliato). Questo fondamento risiede nel popolo delle beatitudini, che non è formato né dai “perfetti”, né dai miserevoli. Sono invece le persone che assumono ogni giorno la loro responsabilità, che non si rassegnano alla loro sorte, che non si piegano all’invidia. Si prendono cura delle loro creature, non solo nelle loro famiglie, e non solo quelle umane. E lo fanno senza calcolo, donando gratuitamente ciò che riconoscono di aver ricevuto a loro volta in dono. Sono quelli che non cercano di arricchirsi, che affrontano prove e malattie, che onorano la parola data, anche quando non ne traggono utilità. Sono capaci di dono incondizionato e non sono protesi all’ottimizzazione dei loro bisogni, alla massimizzazione dei loro vantaggi. Non perseguono il mito dell’autorealizzazione e non s’illudono di “farsi da sé”. Non obbediscono al criterio suggerito come unico e obbligatorio dalla “teoria dell’attore razionale” secondo la quale ognuno fa solo quello che gli conviene e calcola ogni cosa in vista della sua utilità. Se ognuno pensasse solo ai propri vantaggi, noi saremmo già tutti morti… Con tutte le soddisfazioni che ne possano derivare, non c’è alcuna “convenienza” a mettere al mondo figli e a provvedere loro. Ma noi siamo umani e la giustizia dell’umano, il bello della nostra condizione, è che la felicità risiede altrove dal calcolo dell’utile. È una cosa stupenda: anche se ho poco, anche se sono svantaggiato o ferito, quando faccio qualcosa di buono per un’altra persona, conosco un’emozione e una profondità che nessuna ricerca dell’autorealizzazione mi potrebbe dare. Anche se la vita mi ha dato poco, posso essere protagonista di qualcosa di grande, proprio come il bambino che ti dà un bottone come fosse un lingotto d’oro. Se quel bambino conserverà questa sua spontaneità e, crescendo, scoprirà anche la giustizia della sua “ingenuità”, sarà salvo. Questo è il popolo delle beatitudini.
La rivelazione che salva il mondo avviene raso terra: lì dove ci spendiamo, lavoriamo e fatichiamo. Liberi però dal principio di prestazione e di guadagno. Riprendere questa consapevolezza e farla diventare creativa ci aiuta a creare posti domestici, a diffondere piccoli nodi di rete perché il popolo delle beatitudini non si senta abbandonato e veda compiersi la sua giustizia.
La rivelazione di Dio, secondo Gesù, avviene così.
In questo modo le prime comunità cristiane, senza alcun riconoscimento né privilegio, hanno cambiato l’impero romano.

 




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