La fede e le opere
Per quanto profonde possano essere l'adesione al Signore e l'esperienza della sua presenza e della sua vicinanza, ogni discepolo, di cui Pietro è qui il prototipo, conosce momenti di esitazione e di dubbio.
Il cammino dell'umanizzazione (che è il medesimo di quello della fede) riguarda il passaggio dell'esteriorità all'interiorità. Ci si può infatti sbagliare nel cercare il divino. Lo insegna oggi Elia: Dio non è nel vento impetuoso, né nel terremoto, nè fuoco dove invece lo cercavano i pagani. Il Signore si rivela nel mormorio di un vento leggero (l'intimità emozionale dell'interiorità).
Il metodo di Gesù tuttavia è paradossale: ciò che conta è l'interiorità della fede ma essa si raggiunge solo passando attraverso l'esteriorità delle azioni. Per Gesù le parole vanno sempre accompagnate da azioni e gesti, altrimenti svaniscono nel nulla. E' come nell'amore umano: l'affetto richiede il bacio, l'abbraccio, la vicinanza fisica, altrimenti non lascia traccia. Per insegnare alla folla che Dio è il sostentamento della vita e che con lui si raggiunge la pienezza, egli moltiplica i pani. Per mostrare ai discepoli che senza di lui non siamo capaci di fare nulla di consistente cammina sulle acque.
L'esteriorità tuttavia se non porta all'interiorità è un inganno, come il bacio di chi non ti ama o ti tradisce è il più grave dei peccati. I riti, i gesti, le opere della devozione sono esteriorità sono la bellezza con cui onoriamo Dio, che si merita tutto il nostro sforzo. Se però non portano alla fede personale sono puro ritualismo. L'esteriorità affascina e invita alla prova. Così fa Pietro ma, essendo di fede debole, traballa e affonda.
Lo sprofondo di Pietro è il fallimento della chiesa quando si affida alla devozione staccata dalla vita, alla ritualità che non trasforma il mondo. E' il fallimento di una spiritualità fondata sul devozionale e sull'attesa del miracolo. Questa religiosità non ha resistito alla secolarizzazione. Anzi l'ha moltiplicata all'interno della chiesa stessa.
Preso atto dell'inaffidabilità dell'esteriorità senza fede, Pietro a nome di tutti noi, formula finalmente la richiesta giusta: "Signore salvami!"