La visione del paradiso


Stiamo attraversando un tempo pieno di incognite e di rischi: la pandemia, la modificazione del clima, le devastazioni della terra. Le atrocità delle guerre si mescolano alle malvagità delle mafie. Le distese consumate dai roghi sono immagini di desolazione e specchio della nostra fragilità mortale. Abbiamo bisogno di immergerci in un’altra visione. Lo dice anche la sovrabbondanza e la meraviglia dei fiori che fanno corona a Maria. Abbiamo bisogno di una visione che parli al cuore, che tocchi la sensibilità e ci dia respiro e sollievo. Non ci bastano parole. Abbiamo bisogno di vedere e di immaginare. Quando i problemi si addensano come nuvole di fumo non servono solo progetti, idee, risorse. Ci vuole l’occhio che penetra il buio.
Pensiamo a Giovanni e alla sua visione: un segno grandioso nel cielo. L’apostolo era in esilio. La chiesa non solo era perseguitata in tutto l’impero ma sperimentava drammatiche divisioni e lotte interne. “Che ne sarà del Vangelo di Cristo?” Si domandavano i fedeli. Non si aspettavano parole rassicuranti. Avevano bisogno di una visione grandiosa, quella che riproponeva l’eterna lotta tra la nascita e la morte e il suo destino. La donna che grida per il travaglio del parto è la Chiesa che fa nascere Cristo nel mondo. È anche Maria che sulla croce era stata data al discepolo amato come Madre. La nascita di quel bimbo, Dio, avviene nella massima precarietà. Nel drago sanguinario che vuole divorare quella fragile vita si concentrano tutte le forze violente presenti sulla terra, tutte le prevaricazioni dei poteri mondani, tutti gli odi e gli egoismi che generano conflitti e guerre. Contro il drago dell’Apocalisse si erge la debolezza di Dio, che è la stessa della chiesa, che trova dimora nel deserto. Non nella città, ma nel rifugio del deserto, per indicare il rifiuto assoluto di venire a compromesso con l’arroganza della bestia. Con essa si deve avere nulla a che fare. Maria in cielo con il corpo glorioso, primizia dei redenti, è la garanzia del compimento delle promesse. Definitiva sarà la vittoria di Dio.
In questo nostro tempo abbiamo bisogno di immergerci in una grande visione di speranza e di futuro. È chiara l’indicazione: non basta che ci distinguiamo per scienza e tecnologia. Per sopravvivere è necessario eccellere per qualità umana e profondità spirituale. Come abbiamo fatto processionalmente per le vie della città, è nostro compito rendere presente la realtà paradisiaca della nostra destinazione ultima. Siamo fatti per l’eterno, camminiamo verso il momento finale della completezza, della totalità, della definitiva pace. La nostra missione a Poirino è creare questo interiore spazio di paradiso, dove respirare la freschezza dell’eternità ed essere salvati dal soffocamento del tempo. Questo è, in fondo, ciò che chi è in vacanza cerca in ciò che respira in riva al mare o nelle passeggiate in montagna. Noi non possono stare a lungo senza la felicità del cielo, senza avere dei segni che la nostra destinazione è la vita, quella eterna. Ma a una condizione: che la bella visione di Maria assunta non sia una fantasia ma un fatto reale, già qui e adesso. Ritorniamo alla forza della visione dell’apocalisse: “Ora, si è compiuta la salvezza!”. Il futuro deve essere sentito come già presente. Dobbiamo vivere qualcosa del paradiso non domani ma già oggi. Ora. La visione del paradiso deve già essere operativa. È il programma di Maria. Ascoltiamolo perché è sorprendente, di una forza e una chiarezza inaspettate: disperdere i superbi per non lasciarsi confondere, rovesciare i potenti per riscattare gli umili. Svuotare le mani dei ricchi per nutrire gli affamati. S’inverte la scena del drago. La chiesa nel deserto ha il compito di rovesciare la storia. Questo è possibile? Sì. Lo ha già fatto in altre epoche storiche non meno drammatiche di quelle di oggi. I valori della tradizione non sono fantasia. Proclamare che: “per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti”, non sono parole. Comporta che, anche in realtà dure e difficili, sia possibile smuovere popoli e civilizzazioni del mondo in una più profonda integrazione tra loro e con la vita della natura e i processi della terra. I credenti di altre epoche hanno avuto questa intelligenza e questa capacità. Maria Assunta ora la chiede a noi.
Le cose grandi nascono sempre nel piccolo, le grandi promesse si realizzano nel quotidiano. La collaborazione e l’amicizia che ogni anno si crea in occasione di questa festa sono i segno che le energie a Poirino ci sono. I simboli della tradizione della fede possono sviluppare forza sufficiente a resistere alla prepotenza del drago. In fondo, anche un bimbo che nasce ha la forza di farci amare la vita e far suonare le campane a festa.

 




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