La bellezza della luna
Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro...
Tutto parte dal coraggio di due donne, di nome Maria, che al mattino presto partono per fare ciò che tutti facevano, secondo il costume del tempo, per onorare i loro defunti. Per loro Gesù è ormai solo un cadavere da imbalsamare. Non avevano la più lontana idea di ciò che sarebbe loro successo. Le spingeva un grande amore, riconoscente e fedele.
Amavano tanto Gesù. La Pasqua è prima di tutto la storia di un’invincibile passione d’amore. È l’amore che guida queste donne prima ai piedi della croce, poi alla tomba. Sul Golgota vediamo lo svolgersi di una vicenda d’amore spinta fino all’estremo. L’amore non si può fermare. Lo puoi crocifiggere, ostacolare in ogni modo, imbrattare di calunnie, menzogne e invidie ma fermare mai. L’amore vince sempre. Le armi possono solo distruggere. Il denaro è solo un mezzo. Ciò che conta è amare.
Vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite...
Sono i modi umani di dire l’indicibile, ciò che è talmente inaspettato che non si può neppure immaginare. Lo si indica con metafore grossolane, immagini confuse, parole inspiegabili.
Ecco che cosa è la Pasqua: una novità assoluta, imprevedibile. È il nuovo che irrompe nella vita e nella storia, aldilà di ogni calcolo, di ogni immaginazione, di ogni speranza.
Il Vangelo non contiene alcuna descrizione della pasqua, nessuna prova della risurrezione. Solo il sepolcro vuoto. Tutto è lasciato alla scelta dell’atto di fede.
A Pasqua la massima povertà dei segni (una tomba vuota) si combina con la massima potenza dell’azione. Da un piccolo gruppo di uomini dapprima persino inconsistenti, da poche donne coraggiose, parte un’azione che mette sotto sopra il mondo, e non si ferma fino a oggi.
Non è qui. È risorto; come aveva detto...
Può capitare di dimenticare. È il nostro rischio. Eppure abbiamo 2000 anni di storia da ricordare!
Di fronte ai cambiamenti, ai nuovi traguardi difficili e impegnativi cui essa è chiamata conta una cosa sola, ricordata più volte da Gesù: “Tu continua solo ad avere fede”.
Dove è il luogo in cui si coltiva la memoria, dove si può efficacemente contrastare la smemoratezza? Nella vita famigliare. Le nostre case possono anche essere piene di problemi, lontane dall’ideale ma tutte sono nate da un sogno. Quell’uomo e quella donna si sono messe insieme dietro la forza di una passione. Quel figlio che è nato è stato voluto, desiderato, sognato. Il segreto della felicità familiare sta tutta qui, nel non dimenticare. Sta nel vivere rinascendo. Dura solo ciò che rinasce ogni giorno.
Gesù disse loro: Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli...
Il segno distintivo della Pasqua è la lotta alla paura. Vincere la paura è il frutto e il criterio di verifica della fede.
Tutto era partito dalla Galilea, dalla chiamata prima, dall’intima e quotidiana condivisione di vita con il Maestro. A Gerusalemme si era invece consumato il tradimento e il rinnegamento. Ora si tratta di ricominciare e ritornare a dare a Gerusalemme la più coerente testimonianza (la Pentecoste).
Siamo i sempre “ricomincianti”.
Non è sufficiente il giorno di Pasqua, pur così bello. È necessario un lungo tempo per maturare gli atteggiamenti spirituali e umani necessari per un’epoca ricca di incognite ma anche di svolte innovative e decisamente impegnative.
Se siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui (S Paolo)
Il dono della Pasqua è diventare figli nel Figlio. È ardita la fede cristiana: “Dio si è fatto uomo perché noi diventassimo Dio”. La vitalità non consiste nel fare ma nel “lasciarsi fare”. Il sole è solo Lui. Noi possiamo avere la bellezza della luna e splendere di luce riflessa, quella di Cristo risorto e vivo.