Toccare Dio


Il tavolo della mensa eucaristica è un altare: è di pietra perché ricorda il monte Calvario. Quel giovedì santo di passione il Maestro rappresentò nel pane la sua carne, offerta in sacrificio perché i discepoli, deboli e impauriti, si sentissero un corpo solo con Lui.
Gesù non poteva trovare un linguaggio più forte per indicare la comunione con ognuno di noi che la metafora alimentare. L’energia della nostra vita la traiamo da fuori di noi: per vivere dobbiamo mangiare e bere. Cibo e bevanda diventano il nostro sangue, la nostra carne. Dunque, anche il nostro pensiero, la nostra capacità di amare e di credere.
I primi cristiani hanno condensato la loro esperienza di fede in frasi molto incisive: “Dio si è fatto come noi, per farci come lui”. “Sono stato crocifisso con Cristo e non son più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. (Gal 2,20).
Nell’ultima cena le parole di Gesù sono molto esplicite: “Questo pane che spezzo per voi è il mio corpo; questo vino è il mio sangue”. Per ricordarci di lui ripetiamo quel gesto in totale verità. Quindi ci nutriamo di lui: “chi mangia me vivrà per me”. E’ un linguaggio estremo: il corpo di Cristo diventa il nostro corpo. Diventiamo “cristiani” in modo totale, inesprimibile con parole umane (alla comunione, infatti, segue il silenzio). La forza del rito eucaristico raccoglie e concentra il popolo di Dio sul Signore Gesù, fino a “identificarsi” in Lui. Con questo gesto si dice, dunque, tutta l’adesione al Signore, si esprime tutto il potere della fede di cambiare alla radice la vita, a partire dal corpo.
Il fatto centrale del cristianesimo è il farsi carne del Figlio di Dio.
Tracciare sul corpo il crocifisso è una chiara professione di fede. È dire con S. Paolo “proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù” (Fil. 3,12). La devozione eucaristica è l’insieme degli atti, degli atteggiamenti, dei pensieri e delle emozioni, con i quali si tratta di conoscere il Verbo non verbalmente, ma in carne ed eucaristia.
Il Signore se non lo tocchi non è vero. Il cristianesimo non è religione dell’interiorità. È una religione materiale: è Gesù che tocca, accarezza e guarisce. Diventa intimo fino a farsi la mia stessa carne.
Il resto è conseguenza.

 




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