Più forti della paura


«Le porte erano chiuse per paura dei giudei»: la paura è un sentimento che il lettore del quarto Vangelo già conosce. C'è la paura della folla che non osa parlare in pubblico di Gesù (7,13). C'è la paura dei genitori del cieco guarito che temono le reazioni delle autorità (9,22). C'è la paura di alcuni notabili che non hanno il coraggio di dichiararsi per timore di essere espulsi dalla sinagoga (12,42). La paura viene sempre dall'esterno, ma se può entrare nel cuore dell'uomo è unicamente perché vi trova un punto di appoggio. Non serve perciò chiudere le porte. La paura entra nel profondo se si è ricattabili per qualche ragione, per esempio per la paura di perdere la vita, anche se, più spesso, si ha paura per molto meno. Ma ora che il Signore è risorto non c'è più ragione di avere alcuna paura. Persino la morte è vinta: di che cosa avere allora paura? «Pace a voi»: anche la pace è un dono del Signore risorto. Ma è una pace diversa rispetto a quella del mondo. Diversa perché dono di Dio e perché va alla radice, là dove l'uomo si decide per la menzogna o per la verità. Diversa perché è una pace che sa pagare il prezzo della giustizia. La pace di Gesù non promette di eliminare la Croce - né nella vita del cristiano, né nella storia del mondo - ma rende certi della sua vittoria: «Io ho vinto il mondo» (16,33). «Si rallegrarono al vedere il Signore»: i discepoli passano dalla paura alla gioia. La gioia, dono del Signore risorto, è una partecipazione alla sua stessa gioia. Non ci sono due gioie differenti, una per Dio e una per l'uomo. Si tratta sempre, in un caso come nell'altro, di una gioia che affonda le sue radici nell'amore. Questa gioia non sta nell'assenza della Croce, ma nel comprendere che il Crocifisso è risorto. La fede permette una diversa lettura della Croce e del dramma dell'uomo. Pace e gioia sono al tempo stesso i doni del Risorto e le tracce per riconoscerlo. Ma occorre infrangere l'attaccamento a se stessi. Solo così non si è più ricattabili. La pace e la gioia fioriscono soltanto nella libertà e nel dono di sé. «Ricevete lo Spirito Santo»: lo Spirito è il testimone di Gesù. Davanti all'ostilità che incontreranno, i discepoli saranno esposti al dubbio, allo scandalo, allo scoraggiamento: lo Spirito difenderà Gesù nel loro cuore, li renderà sicuri nella loro disobbedienza al mondo. I discepoli avranno bisogno di certezza: lo Spirito gliela offrirà.
La fede implica ed esige un riconoscimento personale di colui al quale si dice: "Mio Signore e mio Dio!". "Non essere più incredulo, ma credente": questa parola del Signore, un'esortazione pressante più che un rimprovero, è rivolta da allora a ciascuno di noi. "Beati quelli che pur non avendo visto crederanno": sono le ultime parole del Vangelo, indirizzate a tutti coloro che riconoscono in Gesù "il Cristo, il Figlio di Dio", ricevono da lui il perdono dei peccati e l'effusione dello Spirito, assieme alla missione di portare al mondo la buona novella della sua risurrezione.

 




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