Cristo, Signore del tempo e della storia!
La presentazione è solenne e gloriosa, ma a nessuno può sfuggire che questo re signore è Gesù di Nazareth, colui che fu perseguitato e crocifisso, rifiutato, e che nella sua vita condivise in tutto la debolezza della condizione umana: la fame, la nudità, la solitudine. Ed è un re che si identifica con i più umili, i più piccoli. Anche nella sua funzione di giudice universale, Gesù rimane fedele a quella logica di solidarietà che lo guidò in tutta la sua esistenza terrena. Ed è un re che vive sotto spoglie sconosciute: sotto le spoglie dei suoi «piccoli fratelli». Gesù è un re «glorioso», ma la sua gloria è il trionfo dell’amore che si è manifestato sulla croce.
La presenza di Cristo nel tempo e nella storia, dunque nella natura, è molto più profonda ed essenziale di quanto le parole e le metafore possano esprimere. Meditando sul mistero di Gesù morto e risorto, san Paolo poté dire che tutto ciò che esiste nella natura è stato fatto in vista di Cristo. Egli è la meta cui tutto confluisce. Il Cristo cosmico riunifica la natura per consegnarla al Padre. Egli è il grande compositore che vuole il buon fine del creato. Tutto è stato fatto in lui e nulla è stato fatto senza di lui (Gv 1,3). Con Lui la presenza di Dio è ovunque: vedo spuntare un germoglio, lì c’è Cristo. Rendo fertile il suolo, Cristo è in quel terreno. Rispetto gli animali, lì incontro il Cristo. Ogni cosa nel suo ordine, al cui culmine c’è l’umanizzazione. Tutto è stato fatto in Cristo, ogni cosa nella sua dignità di creatura, minerale, vegetale, animale, umana. Tutto è ricapitolato in Cristo. È lui il centro della natura: “Tu hai posto in Cristo, tuo Figlio, la pietra angolare che unisce tutti gli uomini e che a tutto dà stabilità e consistenza” (dalla liturgia).
La terra è “casa comune”: l’assemblea che prega lo riconosce, consapevole delle forze distruttive del peccato che abitano in ogni persona e distruggono la vita. Chi prega sa che Dio è Provvidenza e che il suo amore è sempre fedele.
L’assemblea domanda al Signore di diventare una terra di pace che sa conservare la fede:
Chi celebra e prega si assumere piena responsabilità del suo lavoro industriale, artigianale, casalingo, agricolo. Ogni opera è ordinata al progresso umano e alla pratica della giustizia nella solidarietà. Anche la scienza è chiamata a collaborare. Con l’aiuto della tecnica è possibile accrescere la produttività e provvedere ai poveri e ai piccoli, se la preghiera apre il cuore alla condivisione.
La solidarietà e il dono di sé sono ben rappresentati nel pane offerto ai poveri: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare» (Mt 25,35). Dai frutti della terra e del lavoro è tratto soprattutto il sacramento della sua morte in croce e della sua continua presenza nella comunità credente: l’eucaristia. Il grano e l’uva sono energia solare fissata e concentrata, entra nel corpo degli uomini e lo vivifica. Diventano il suo corpo e il suo sangue per la vita del mondo.