Quando la fede è scarsa


Con le sue tempeste minacciose e la sua forza invincibile, il mare ha sempre colpito l'immaginazione. Storie spaventose di mostri marini lo facevano ritenere il covo di potenze misteriose. Con le sue onde vilente, il mare è anche spaventoso, immagine del sublime della natura, che affascina e annienta. Fa vedere l’impotenza umana e, al tempo stesso, la grandezza divina, come canta la poesia di Giobbe.
Gesù, una sera, ha mostrato una tale autorità, calmando il mare in tempesta. È stato comunque necessario che i discepoli, spaventati, gridassero verso di lui, poiché, dice Marco, "egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva", quasi non si rendesse conto del pericolo che minacciava la barca. Quest'annotazione e alcune altre fanno di questa pagina di Vangelo qualcosa di più del semplice racconto di un miracolo particolarmente eccezionale.
Il sonno di Gesù, lo sgomento dei discepoli e la loro mancanza di fede fanno pensare agli avvenimenti riassunti alla fine del Vangelo secondo Marco (Mc 16,10-14: “Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato).
Coloro che erano stati con Gesù hanno rischiato di sprofondare, travolti dal dubbio, al momento della sua sepoltura. Non hanno creduto a coloro che annunciavano il suo risveglio da morte. L'evangelista, che ha scritto per i cristiani, li invita ad interrogarsi sulla solidità della loro fede.
Il sonno di Gesù è l’annuncio del modo che ha il Padre di amarci. Dio si nasconde perché se si svelasse e si facesse “vedere” non ci sarebbe che lui. Si nasconde e crea la nostra libertà. In questo modo ci rende responsabili: non chiedere a Dio quello che dipende da noi e non pensare di poter fare noi ciò che viene solo da Dio.
La domanda dei discepoli "Chi è dunque costui?" nasce dalla meraviglia di fronte alla potenza di Gesù. La sua parola fa calmare il mare in tempesta. È giusto meravigliarsi di fronte alla potenza dei miracoli, ma non basta la potenza del miracolo per capire chi sia Gesù. I miracoli rivelano la messianicità di Gesù e la sua origine, ma non sono in grado di svelare completamente la sua identità, cioè il suo grande gesto di amore e di donazione. Per questo occorre attendere la Croce. Dio si rivela nella potenza, ma soprattutto nell’amore: solo qui Dio può essere conosciuto profondamente, senza equivoci.
Con la sua domanda («perché siete così paurosi?») Gesù cambia la direzione dell’episodio. L’attenzione non è più rivolta alla potenza del miracolo, ma alla fede dei discepoli. Il discepolo – che ebbe tanta fede per staccarsi dalla folla e seguire Gesù non deve – ora che si trova al suo seguito – pretendere una presenza divina costantemente attiva e vittoriosa. La fede matura sa renderli tranquilli anche nelle difficoltà, e sereni anche nella persecuzione. Probabilmente l’evangelista ha voluto offrire un messaggio di speranza alla Chiesa perseguitata e forse scoraggiata di fronte al silenzio del Cristo risorto. Insomma ogni cristiano viene avvertito che si può essere uomo di poca fede in due modi: c’è la poca fede di chi non ha il coraggio di lasciare tutto per Gesù, e c’è la poca fede di chi, avendo lasciato tutto per Gesù, pretende però (soprattutto nei momenti difficili) una presenza chiara del Signore, consolante, accompagnata da ripetute verifiche. È questa una fede ancora immatura, perché confonde il «silenzio» con l’assenza del Signore, confonde il permanere dell’opposizione con la sconfitta del Regno. E oltre che immatura è anche una fede poco coraggiosa, incapace di scelte nuove, rischiose secondo le cautele del buon senso dell’uomo, ma possibili per chi si affida alla potenza di Dio. Il vero discepolo però si sente al sicuro in compagnia del Signore, anche quando le difficoltà sono grandi e il Signore sembra dormire.

 




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