Credere per vedere


Non è possibile disgiungere la gioia di Pasqua dalla tristezza del Venerdì. È un unico mistero. È però innanzitutto un fatto di estrema concretezza in luoghi e tempi precisi. Mistero e fatti che iniziano il primo venerdì, del mese di aprile, dell’anno 30, quando un maestro, un rabbì, un profeta della Galilea chiamato Gesù di Nazareth, dopo aver suscitato un movimento di discepoli - all’inizio numerosa e poi sempre defilata, fino ad un piccolo gruppo di uomini e di alcune donne - viene arrestato e messo a morte, catturato su iniziativa di alcuni capi religiosi a motivo di certe parole pronunciate, di certi gesti da lui compiuti. Poi trascinato davanti all’autorità politica di Ponzio Pilato, il quale lo fece flagellare e poi, alla fine, pur non avendo trovato seri motivi, lo fece condannare insieme ad alcuni delinquenti. Invidia dei poteri di allora, vigliaccheria dei governanti, paura della gente. Alla fine, la morte orrenda in croce. Ufficialmente non fu la morte di un martire, come quella di Giovanni il Battista, ma piuttosto la scomunica di un bestemmiatore, scomunica prevista anche dalla Bibbia: « Maledetto colui che pende dal legno », diceva la Torah.
Ecco il mistero: Dio si fa maledizione. Dio viene riconosciuto come un sognatore sconfitto, da parte dei più buoni, oppure come un sovversivo pericoloso, da parte degli altri.
Infine, la tomba, una tomba sigillata con un grosso masso. Il trionfo definitivo della morte!
E il Sabato… lì, a contemplare quella morte, come recita un inno della liturgia del Sabato santo: « Tutto il cosmo è attonito e sospeso ».
Ma il mattino presto del giorno dopo il Sabato: il masso rotolato via e il sepolcro vuoto. Tracce di un cadavere che prima c’era e adesso non c’è più. Null’altro. Chi cercasse nella risurrezione un miracolo grandioso e stupefacente troverebbe nel racconto del Vangelo soltanto il silenzio. Morte e risurrezione sono accomunate da un’unica caratteristica, la caratteristica evangelica: la debolezza!
Questo racconto si fonda sulla testimonianza di un gruppetto di donne che va al mattino presto a rendere un gesto d’onore a quell’uomo che avevano tanto amato. Donne inaffidabili (per legge le donne erano inabili a deporre) incredibili ma credenti.
La fede che ha percorso il mondo, che ha cambiato la storia del mondo, che è arrivata fino a noi… è nata così: da un messaggio che non “poteva” essere creduto.
Ma cos’è allora la Pasqua, se non può essere raffigurata e neppure “detta”?
Noi abbiamo parole, immagini per parlare della morte di Gesù e il segno di Cristo rimane per sempre il crocifisso. Ma noi non abbiamo parole e non abbiamo neanche immagini per parlare di Gesù risorto. Su questo il Vangelo è molto preciso: l’unico segno di Cristo risorto, il segno visibile è un sepolcro vuoto, una pietra rotolata via.
Eppure dopo quella scoperta, dopo quel mattino avviene il rovesciamento di ogni cosa.
Pietro diventa improvvisamente coraggioso, scende nella piazza, parla davanti a tutti. Non ha più paura di seguire il Cristo crocifisso… sarà lui pure crocifisso a Roma, qualche anno dopo.
Prima i discepoli erano divisi tra loro e invidiosi, anche durante l’ultima cena; ora stanno insieme, pregano, mettono ogni cosa in comune, sono « un cuor ed un’anima sola ».
E anche la gente, man mano che riconosce il Cristo risorto, cambia radicalmente. Non segue più il canone della vigliaccheria, come è capitato davanti al tribunale di Pilato. E quel piccolo gruppo incomincia a porre dei segni evidenti di cambiamento radicale nella persona e nella società. Cominciano a circolare messaggi, parole e gesti di grande solidarietà che invadono il mondo, a partire da come i primi cristiani vivevano; e di lì a poco, anche in mezzo a prove e persecuzioni.
Quel messaggio di pace rovescerà il mondo; farà cadere un potere che sembrava intramontabile: quello della Roma eterna. La Pasqua è concreta. Ha ragione Tommaso: si può vedere e toccare. La fede cristiana si è diffusa di concretezza in concretezza « Perché i discepoli vivono così? Da dove il loro movente di vita? Allora come oggi, sono queste le domande. Colpiti da ciò che si constata.
Eppure, ecco il Mistero, tutto viene dalla fede, nasce esclusivamente da Dio: “Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede”.
Tommaso deve arrendersi: “non essere più incredulo ma credente!”. E il discepolo dubbioso fino all’incredulità formula la preghiera più perfetto: «Mio Signore e mio Dio!». Lo stupore dell’adorazione e la meraviglia della vita.

 




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