Profeti di pace?
Dopo la lunga e diffusa sofferenza provocata dalla pandemia non ancora superata, posti davanti al nostro limite e alla nostra debolezza mortale, avevamo sperato di essere diventati più umani, più umili, più fratelli. "Dobbiamo imparare la lezione, non essere più come prima", ci dicevamo. Invece è sopraggiunta la guerra che è il fallimento totale dell’umana libertà, la non volontà di incontro, la determinazione suicida di non sentirci fratelli e neppure compagni nel rischioso viaggio della vita.
Di fronte alla catastrofe della guerra che non arretra ma si espande, i credenti pregano, con le parole e con le lacrime. Implorano il Padre che è in Cielo come in ogni angolo della terra di evitare all’umanità, che Dio ama in modo paritario, di finire sotto il dominio folle, spaventoso e senza uscita delle armi. I cristiani pregano perché non si rassegnano e vogliono continuare ad amare. Essi hanno imparato da Gesù che nelle guerra un cieco guida un altro cieco ed entrambi cadono nel fosso (tutti si perde in guerra, si perde in vita, inestimabile dono di Dio). Nell’ostilità che si arma la pagliuzza diventa una trave (Ogni minimo pretesto alimenta l’autodistruzione). Nella guerra la belva umana dà il peggio di sé. I cristiani pregano perché tutto viene dal cuore. E se accettiamo di dimorare in lui e che lui dimori in noi, siamo salvi. Pregano perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. Nella guerra si dicono cose insulse, illogiche, false, inaffidabili. Il cuore che ama invece dice sempre il vero.
Papa Francesco ci ha preparato a questo terribile momento perché da anni ci ripete che siamo dentro a una terza guerra mondiale, combattuta a capitoli. Ha sempre coraggiosamente condannato il possesso delle armi atomiche. Ha sempre chiesto il disarmo. Sulla pace la Chiesa non è neutrale sa che Gesù la chiama alla profezia. Che non significa indovinare il futuro ma applicare un’intelligenza spietata ai fatti di ieri e a quelli di oggi.
Nel testo di Isaia (21,11-12), la gente chiede al profeta: “Sentinella, quanto resta nella notte?” (quando finirà? Fin dove arriverà la distruttività umana?). La sentinella risponde: “Viene il mattino, poi anche la notte (…) domandate, convertitevi, venite!”.
L’intelligenza che vuole la verità dei fatti chiede la conversione. Questa è la profezia. Nelle terre dove ora si combatte da un millennio i cristiani sono divisi (cattolici e ortodossi). Per secoli si sono scomunicati a vicenda. Hanno tradito il vangelo. Davanti alla morte, nell’ora dell’estrema confidenza nell’ultima cena, Gesù aveva rivelato l’intima preghiera del suo cuore: “che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). Lo scandalo della divisione dei cristiani e delle Chiese annulla ogni profezia. Non sono credibili le parole di pace dette da chi non la cerca innanzitutto a casa propria: “Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello”. Lo scandalo della divisione dei cristiani ha un peso storico nel generare il male che avvelena il mondo di lutti e ingiustizie. Lo spirito del concilio aveva mosso le chiese a desiderare l'unità comandata dal Signore. Poi non si sono più fatti passi in avanti. Tutto si limita a una certa cortesia fra capi di Chiese. Gesù si aspetta ben altro. La chiesa unita ha rivoltato l'impero di Rona, la chiesa divisa diventa sempre succube degli imperialismi.
Se vogliamo dire parole vere sulla pace, se vogliamo che la nostra intensa preghiera sia ascoltata, dobbiamo esaminare bene noi stessi. Siamo davvero in pace? Proprio con tutti? Abbiamo sempre scelto la riconciliazione?
Dobbiamo essere spietati nella coerenza profetica a cui ci chiama Gesù. Parafrasando la tua parola dovremmo infatti dire: “lascia lì la tua parola davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a parlare di pace” (Mt 5,24).
Ricordo il collegamento online di questa sera. Consultate il sito.